Transizione ecologica: un impatto sul 72% delle aziende

Lo studio del REPAiR Lab (Responsible, Patience and Reliable Finance Lab),  il laboratorio di SDA Bocconi e CRIF sulla finanza responsabile e sostenibile, evidenzia che oltre il 72% delle aziende avrà un impatto nella catena industriale dovuto al percorso di transizione ecologica.
L’emergenza climatica è infatti sotto gli occhi di tutti, e in questo contesto un ruolo centrale nel contenimento delle emissioni è svolto anche dalle imprese, che si trovano a dover fronteggiare un rischio di transizione ecologica che può consistere in perdite di operatività, soprattutto per le aziende attive nei settori chimico e del cemento. Lo studio individua quindi i passaggi chiave che le imprese devono seguire per governare al meglio il processo di decarbonizzazione e minimizzare i rischi della transizione verde.

I settori ‘energivori’ e il rischio nel lungo periodo

Per stimare gli impatti della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio sono state analizzate oltre 5 milioni di imprese italiane sulla base dell’indicatore di rischio di transizione ecologica sviluppato da CRIF. A livello di dimensioni, le aziende che subiranno un impatto maggiore sono tendenzialmente più grandi della media. Inoltre, focalizzando l’analisi sul consumo energetico, emerge una relazione tra i settori ‘energivori’, con maggior consumo di gas metano, e il rischio di transizione nel lungo periodo.

Maggiore efficienza energetica e situazione finanziaria

“Le Pmi e le aziende corporate che investono in maniera strategica nella sostenibilità possono ridurre i loro consumi del 10-30% all’anno, senza diminuire il livello di servizio e la qualità delle operazioni aziendali. Con una maggiore efficienza dal punto di vista energetico le imprese possono migliorare la propria situazione finanziaria ma anche ridurre le emissioni di gas serra – spiega Marco Macellari, Director, Head of Risk Management, Management Consulting di CRIF -. È fondamentale, inoltre, che le iniziative di transizione ecologica si estendano dalla singola impresa all’intera supply chain. Basti pensare che fino al 90% dell’impatto ambientale di un’impresa è determinato proprio dai processi produttivi”, 

Strategia, gestione dei rischi, accesso ai capitali e metriche di misurazione

Il lavoro delle imprese deve concentrarsi in maniera integrata su quattro aspetti: strategia, gestione dei rischi, accesso ai capitali e metriche di misurazione. Per quanto riguarda la strategia, è prioritario che le imprese integrino gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità con modalità coerenti col piano industriale. È poi fondamentale che gli aspetti legati al cambiamento climatico siano integrati nelle strategie di risk management: le aziende più virtuose dal punto della sostenibilità diventeranno più attrattive e resilienti agli occhi di mercati e investitori. Ma per gestire la transizione, “serviranno ingenti fonti di capitali, anche sotto forma di obbligazioni o equity, che possano supportare le imprese nella gestione dei rischi ambientali”, sottolineano i ricercatori del REPAiR Lab. Quanto alle metriche, sarà prioritario che le imprese si uniformino agli standard europei e internazionali di misurazione, affinché la valutazione delle proprie attività e la loro comunicazione sia più omogenea e aperta possibile.