La condivisione dei dati personali online preoccupa i cittadini globali

Quasi metà della popolazione mondiale è preoccupata della condivisione di informazioni personali online, e un terzo ammette di non sapere che uso ne viene fatto una volta che vengono condivise. Le opinioni dei cittadini italiani sono in linea con la media mondiale: il 43% è preoccupato e il 32% ammette di non conoscere l’uso che ne viene fatto. È quanto emerge dall’Annual WIN World Survey di WIN International, l’associazione a livello mondiale nella ricerca di mercato di cui fa parte BVA Doxa, che esplora le opinioni e le convinzioni di 26.433 individui tra i cittadini di 34 paesi in tutto il mondo sulla privacy delle informazioni digitali.

Il 45% della popolazione mondiale teme per la propria privacy

Complessivamente, il 45% della popolazione mondiale è preoccupata per la condivisione digitale delle proprie informazioni personali. Più della metà delle persone nel continente americano (54%) si sente preoccupata, con Brasile (72%) e Cile (61%) i Paesi più preoccupati per la condivisione digitale delle proprie informazioni.  La quota dei “preoccupati” rimane significativa però anche in altre aree del mondo: nella regione Asia e Pacifico lo è il 45% e in Europa il 43%. Per quanto riguarda l’Italia, in linea con i risultati europei, il 43% è preoccupato, mentre il 10% per nulla preoccupato.

La necessità di condividere le proprie informazioni personali online

Per il 22% della popolazione mondiale condividere i dati oggi è una necessità, mentre il 30% non lo ritiene necessario. La quota degli europei che ritiene necessario condividere i dati personali si attesta al 19%, mentre in Italia al 21%, al contrario della Francia (8%), che insieme a Corea del Sud (10%) e Perù (9%), è tra i Paesi in cui le persone si trovano meno d’accordo con l’affermazione. Quasi un terzo della popolazione intervistata poi non è d’accordo con le pratiche in materia di privacy adottate dalla maggior parte dei raccoglitori di dati, e le persone di età pari o superiore a 55 anni sono quelle che esprimono maggiormente il loro disaccordo. In Europa, il 25% non è d’accordo con le pratiche in materia di privacy, una percentuale che si abbassa al 15% in Italia.

Cosa succede una volta che i nostri dati sono online?

Ma quanto sono consapevoli le persone di ciò che succede una volta che i dati sono condivisi? Quasi un terzo della popolazione (27%) ammette di sapere cosa succede con i propri dati, ma un altro 27% non sa come verranno utilizzati o dove. Tra le regioni geografiche, il 30% delle persone in Asia Pacifico ha affermato di sapere cosa succede con i propri dati personali dopo che sono stati condivisi, fanno eccezione il Giappone e la Corea del Sud, dove rispettivamente solo il 12% e il 4% dicono di averne consapevolezza. Facendo riferimento al nostro Paese, il 32% sostiene di conoscere l’uso che viene fatto dei propri dati: una percentuale più alta della media europea, che si attesta al 23%.