Gli italiani e le cooperative sostengono i prodotti Made in Italy

Sostenere il Made in Italy è importante, soprattutto in questo periodo di emergenza. La fase di grande difficoltà che stiamo vivendo spinge infatti gli italiani ad acquistare prodotti nostrani. Il che si traduce in un sostegno univoco da parte dell’opinione pubblica verso le filiere del Made in Italy.

“In questa fase di emergenza drammatica è evidente che i cittadini, sia consumatori sia lavoratori, percepiscono il rischio di un arretramento del Paese – commenta il presidente di Legacoop, Mauro Lusetti -. Le nostre sensazioni al riguardo erano corrette, e anche per andare incontro a questo sentiment stiamo predisponendo proposte concrete a sostegno delle produzioni e delle filiere nazionali”.

In prima linea nell’affrontare l’emergenza

Di fatto, l’importanza dell’acquisto di soli prodotti Made in Italy è stata espressa dall’82% degli italiani, con la percentuale più alta (86%) registrata nel ceto medio, seguito a ruota dal ceto medio-basso (82%), e a maggiore distanza, dal ceto popolare (72%). I dati emergono dalle risposte a un sondaggio condotto nell’ambito dell’Osservatorio Coronavirus, nato dalla collaborazione tra Swg e Area Studi Legacoop per testare opinioni e percezioni della popolazione di fronte ai problemi determinati dall’emergenza in corso. Per quanto riguarda i settori in cui le cooperative sono maggiormente impegnate in prima linea nell’affrontare l’emergenza, le risposte collocano al primo posto (35%) le cooperative operanti nel settore dell’assistenza sociale e sanitaria, seguite dalle cooperative agroalimentari (30%), quelle di pulizia ed ecologia (27%) e quelle della grande distribuzione (23%), riporta Agi.

Ricorrere al workers buyout nel caso chiuda l’azienda per cui si lavora

“Le nostre cooperative sono profondamente radicate nei territori e nelle comunità – aggiunge Mauro Lusetti – anche per questo, laddove possibile e permesso dai provvedimenti del Governo, nelle scorse settimane le cooperative hanno sempre continuato a lavorare per la salute delle persone e per garantire prodotti e servizi necessari alle comunità”. 

Di fronte all’eventualità di chiusura dell’azienda nella quale lavorano gli intervistati, il sondaggio ha inoltre indagato l’eventuale interesse a farla rinascere costituendo una cooperativa con i colleghi di lavoro, ovvero ricorrendo alla modalità del workers buyout. In questo caso, le risposte delineano una netta divisione delle opinioni tra chi si dice molto o abbastanza interessato (36%), e chi invece (30%) dichiara di essere poco o per niente interessato.

La cooperazione è una risposta in termini di politiche industriali

Le percentuali più alte tra chi è interessato al workers buyout si registrano al Sud (44%) e al Nordest (41%), mentre è il Centro (37%) a guidare la classifica dei non interessati. “Misuriamo ogni giorno che l’impatto di questa crisi sul sistema imprenditoriale sarà rilevante – sottolinea Lusetti – ogni impresa spazzata via disperderà competenze, lavoro, valore imprenditoriale. La cooperazione potrà essere anche in questo senso una delle possibili risposte in termini di politiche industriali. Le nostre proposte sono sul tavolo e saranno avanzate in ogni occasione ci sia possibile farlo”.