L’AI non spaventa gli italiani, la mancanza di competenze sì

L’Intelligenza artificiale non fa paura agli italiani, che guardano all’innovazione come un’opportunità per il proprio futuro professionale. Due terzi dei dipendenti italiani ritiene che automazione, robotica e AI influenzeranno positivamente il lavoro nei prossimi cinque o dieci anni. E l’80% considera positivamente l’impatto della tecnologia sul mondo del lavoro. Ma se si considerano le competenze richieste dalla digitalizzazione la percezione cambia. E se i lavoratori italiani sentono di dover sviluppare le proprie capacità per riuscire a tenere il passo con il progresso tecnologico, l’offerta di competenze digitali non viene considerata  ancora sufficiente.

Lo evidenzia l’ultima edizione del Randstad Workmonitor, l’indagine trimestrale sul mondo del lavoro, condotta in 34 Paesi su un campione di 405 lavoratori.

L’80% degli italiani è ottimista

Secondo l’indagine la maggior parte degli italiani vede il crescente impatto della tecnologia sul mondo del lavoro come un’opportunità. In particolare, l’80% (+6% sulla media globale e 10% sulla media europea), una percentuale che ci colloca al 12° posto rispetto ai 34 Paesi analizzati. In Europa soltanto Grecia (82%) e Portogallo (83%) sono più ottimisti di noi. Il 65% dei lavoratori, inoltre, è convinto che automazione, robotica e AI avranno un impatto positivo (+25% rispetto al 2014), sei punti in più rispetto alla media globale, e dodici rispetto alla media dei Paesi europei: solo la Polonia (68%) ha un atteggiamento più favorevole.

Acquisire nuove competenze per mantenersi competitivi

L’87% dei lavoratori italiani avverte la necessità di acquisire sempre nuove competenze per mantenersi competitivi sul mercato, riferisce Adnkronos. E se l’indagine rivela un atteggiamento favorevole dei lavoratori italiani nei confronti dell’AI, allo stesso tempo fa emergere quanto l’offerta e la padronanza di questo tipo di competenze non sia ancora sufficiente a gestire un cambiamento sociale, culturale e tecnologico così profondo.

Una carenza di competenze digitali che gli italiani avvertono sia nelle imprese sia nelle istituzioni scolastiche e universitarie.

Solo il 41% delle imprese offre corsi di formazione digitale

Sempre secondo la ricerca solo il 41% delle aziende offre corsi di formazione ai propri dipendenti. E solo il 50% degli italiani ritiene che le università forniscano le giuste competenze digitali per preparare gli studenti al futuro nel mondo del lavoro. Una percentuale che ci colloca in 32a posizione su 34 Paesi, per un -18% rispetto alla media globale e un -15% rispetto alla media europea.

Il 56% dei lavoratori, inoltre, pensa che gli studenti siano in grado di rispondere alla richiesta di competenze investendo autonomamente nella propria formazione digitale.

“La partita per cogliere tutti i benefici dell’intelligenza artificiale si gioca quindi sulla capacità del sistema formativo e delle imprese di sviluppare le competenze digitali di studenti e lavoratori – commenta Marco Ceresa, amministratore delegato Randstad Italia – ma su questo piano la strada da fare è ancora lunga”.